Mi è capitato più di una volta, soprattutto con aziende food&beverage a cui ho seguito la comunicazione e il content marketing.
Compare una notifica sullo schermo che segnala l’arrivo di un nuovo messaggio su Instagram: “1 nuova richiesta”. Una volta aperto il messaggio, il solito muro di testo. La richiesta di collaborazione è sempre la stessa: mi regali i tuoi prodotti o la tua esperienza e ti faccio pubblicità.
In questo articolo vedremo 5 campanelli d’allarme per riconoscere i falsi influencer ed evitare di regalare centinaia, migliaia di euro in prodotti ed esperienze per risultati nulli.
Indice dei contenuti
Influencer: chi sono e cosa fanno
Partiamo da qui. Ma chi sono e cosa fanno gli influencer, veramente? Quello dell’influencer è un lavoro a tutti gli effetti, una professione a tempo pieno che richiede di creare contenuti e coltivare le relazioni pubbliche, grazie anche alla costruzione di una community forte e fidelizzata.
Soprattutto per quanto riguarda questo secondo aspetto, gli influencer sono spesso rappresentati da delle agenzie, proprio come i personaggi dello spettacolo (e non solo).
Come dice il termine stesso, gli influencer sono professionisti che, grazie al loro lavoro, ai contenuti generati, alla fidelizzazione del pubblico, influenzano altre persone nelle scelte e nei comportamenti d’acquisto.
Non basta un numero di follower fasulli che supera le migliaia; a contare sono molto di più il coinvolgimento e il tasso di interazione.
Queste figure diventano importanti per le aziende proprio perché fanno promozione di prodotti o esperienze e generano un ritorno sull’investimento (ROI); una differenza importantissima tra gli influencer di professione e chi si spaccia per tale.
L’influencer marketing è una strategia digitale di promozione e deve perseguire degli obiettivi precisi da raggiungere, non essere intrapresa così come e se capita, scegliendo la prima persona che ci scrive sui social.
Falsi influencer: 5 campanelli d’allarme
Fatte queste premesse, vediamo come riconoscere i falsi influencer ed evitare di sprecare tempo, risorse ed energie dietro a persone che non hanno nulla a che vedere con questa professione, ma “giocano” a racimolare prodotti ed esperienze gratuite con la scusa della pubblicità.
1. Il messaggio che inviano in privato
Sempre uguale per tutti. Un bel copia e incolla e poi voilà: inviato a centinaia di aziende, senza una minima selezione, senza conoscerne lo storico, i prodotti, i valori. Basta che qualcuno risponda sulla quantità e mandi merce gratuita.
In genere scrivono nome e cognome, poi una breve presentazione con il link ai loro canali social oppure al blog, se presente. In alcuni casi lasciano anche il contatto mail, ovviamente non aziendale, ma più simile a: gufetta@hotmail.it; titti123@gmail.com.
La richiesta, come anticipato, è sempre una: merce o esperienza gratuita per fare pubblicità sui loro canali. Attenzione!
2. Immagini e contenuti di scarsa qualità
Entriamo nel vivo: la visita al loro profilo, da cui scattano 3 allarmi fortissimi. Il primo è la discutibile qualità delle immagini. Neanche troppo discutibile: scarsa e non professionale.
Cosa vuol dire? Che sono fotografie scattate male, quando non mosse o fuori fuoco, con un set casalingo allestito alla bene e meglio (in genere prodotti appoggiati sul top della cucina con sfondo di piastrelle paraschizzi anni ’70).
Non c’è uno studio dell’immagine, mancano un’idea di contesto e una coerenza estetica in tutto il profilo. In un mondo dove è il contenuto visuale ad attirare l’attenzione, a far fermare le persone mentre scorrono e scorrono con il dito sullo schermo, l’investimento sulla fotografia professionale è doveroso, non solo necessario, a maggior ragione per il food&beverage.


3. Pubblicizzano tutto senza criterio
Un altro importante campanello d’allarme che ci aiuta a riconoscere i falsi influencer, solo guardando il loro profilo, è che pubblicizzano qualsiasi cosa.
La tua impresa, l’olio d’oliva, il rafting giù al fiume, la pasta trafilata al bronzo, gli alcolici, le piastre per capelli, le creme per i piedi, gli attrezzi da giardino. Tendenzialmente troverai più prodotti alimentari, per il benessere o il fitness e gioielli o accessori.
Cosa vuol dire questo? Intanto che non hanno autorevolezza in nessun settore e poi che il loro pubblico è inesistente! Un pubblico non targetizzato e segmentato, non serve a nulla.
L’influencer marketing funziona se chi promuove è riconosciuto come affidabile ed esperto in ciò che racconta e quindi è in grado di dare dei consigli d’acquisto, di guidare le scelte perché conosce a menadito esigenze, bisogni, desideri e paure dell’audience a cui si rivolge.
Facciamo un esempio concreto. Se cerchi un influencer per hotel, dovrai considerare la tua clientela media e indirizzarti su qualcuno che sia autorevole e affidabile per il tuo pubblico.
Il tuo hotel è una struttura per famiglie? Indirizzati su un influencer che tratti argomenti coerenti come la famiglia, le vacanze con i bambini, la gravidanza e che abbia come pubblico esattamente il tipo di cliente che vuoi attrarre.
Oppure il tuo è un ostello per nomadi digitali 25-35 anni con coworking? Scegli un travel blogger, un marketer, uno youtuber che sia un punto di riferimento per i tuoi clienti ideali.
Se cerchi un influencer nel senza glutine e scegli una persona non celiaca che nei tre post precedenti ha pubblicato i grissini, la pizza e la pasta sfoglia, che influenza e credibilità pretendi possa avere?
4. Numeri, numeri, numeri
Non lasciarti ingannare dalle migliaia di follower. I follower si comprano ed è la cosa più sbagliata che si possa fare, a livello di strategia digitale. Allora come riconoscere i falsi influencer?
Generalmente basta aprire l’ultimo post che hanno pubblicato: forse arrivano a 100 like e 1 commento. Niente. E questo è il caso più semplice.
Tuttavia anche i like sono acquistabili, ma è facile riconoscerli: spesso sono profili falsi (@zmretgh12345, senza foto profilo e post) o di persone per lo più provenienti da India, Bangladesh, Pakistan, Sud Est Asiatico e Sud America.
Il caso più difficile è quando i follower sono molti, i like abbastanza e ci sono 50/100 commenti. Caspita, sembrano proprio veri! Ma non lo sono. Vedrai che i commenti sono del genere “wow”, “bello”, “fantastico” o semplici faccine, sempre pubblicati dalle stesse persone.
Questo accade perché esistono dei gruppi Facebook, Whatsapp o Telegram di “Scambio like e commenti” in cui gli pseudo-influencer si mettono d’accordo e fanno crescere i numeri gli uni sui profili degli altri.
E qui bisogna essere bravi ad analizzare il pubblico e capire se è lì per caso o se davvero è affezionato a chi segue, tanto da interagire spontaneamente.
Altrimenti esistono anche degli strumenti, dei tool che ti consentono di fare un’analisi gratuita dei profili Instagram. Uno di questi è NotJustAnalytics, che ti permette di scoprire il tasso di coinvolgimento, se i follower sono comprati (sempre 0 e poi +2000 in un giorno solo), e se sono in atto pratiche poco trasparenti come follow/unfollow.
5. Report mensili e Media Kit
Mettiamo il caso che tu sia ancora in dubbio e non riesca a riconoscere i falsi influencer. Ce n’è uno che sta facendo le cose davvero per bene e forse ne vale quasi la pena, ma qualcosa ancora non ti convince.
In questo caso, hai ancora due strumenti per convincerti al 100%. Puoi richiedere i report dati degli ultimi 6 mesi/1 anno, per verificare, dati alla mano, se davvero questa persona può generare un ritorno sull’investimento per la tua azienda.
L’altro strumento è il Media Kit. Lì dovrai trovare una descrizione accattivante della persona, perché dovresti sceglierla e come si differenzia rispetto ad altri, un portfolio con alcuni dei lavori che ha svolto per altre aziende, magari simili alla tua, il progetto che ti sta proponendo e gli obiettivi da raggiungere, i numeri reali come la crescita dei profili negli anni, il tasso di coinvolgimento, le interazioni, il tipo di contenuti che può generare, come e con quale idea dietro.
Non è escluso che il vero influencer chieda anche un compenso per la pubblicazione e la creazione dei contenuti.
Questi ultimi due sono strumenti piuttosto definitivi. Alla parola report e media kit, la maggior parte dei falsi influencer sparirà in un batter d’occhio. Non hanno neanche idea di che cosa siano.
Con questo articolo, spero di averti dato dei criteri concreti di valutazione per riconoscere i falsi influencer e smettere di regalare prodotti ed esperienze a persone che non ti porteranno a nulla.
Ci tenevo a farlo, perché a una PMI italiana arrivano almeno tre di questi messaggi a settimana e purtroppo, dandogli seguito, a fine anno si accumula una spesa di centinaia di euro dispersi, senza alcun ritorno.
Conosco bene il sacrificio, la passione e l’artigianalità delle piccole aziende e non amo chi con un po’ di faccia tosta si prende gioco di tutto ciò, promettendo visibilità e pubblicità e causando, invece, un danno enorme.
Se hai dei dubbi su una persona che ti ha scritto un messaggio privato, chiedendo merce o esperienze in regalo, contattami. Faremo insieme una valutazione gratuita.
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